IT EN
TESTIMONIANZE E SCRITTI
Marco Falagiani
Caro Giancarlo grazie

Caro Giancarlo grazie.
Avrei voluto dirti molto di più ma in questo momento, come dice il protagonista di un film che ti piace molto, è come se avessi qui piantato nello stomaco un ovosodo che non va e su n’è giù.

Volevo dirti grazie per quelle tre o quattromila mattine che ci siamo trovati al pianoforte con un’idea da sviluppare dopo una notte insonne a pensarci su. E te che ti sedevi allo strumento e ti scontravi con la tastiera quasi come fossi in guerra con la musica, e invece, al contrario era il tuo modo per amarla. Amarla di un amore profondo, schietto, sincero, senza fronzoli e comodità.

Amarla e rispettarla e soprattutto rispettare chi poi l’avrebbe ascoltata. Infatti qualche volta, dopo una giornata intensa di lavoro, dove magari non avevamo ottenuto nulla di significativo, veniva fuori chiaccherando a cena, che la musica è fatica e non ci sono regali. E dicevi “è normale” pensa come sarebbe ingiusto nei confronti di un operaio che lavora sodo per due lire al mese, se uno la mattina si alzasse mentre si fa la barba scrivesse “yesterday” e in tre secondi guadagnasse “una cataffa” di soldi.

Caro Giancarlo volevo dirti grazie perchè senza di te oggi sarei stato probabilmente un “medicuccio” scontento che dopo una settimana di mutuati avrebbe affogato le sue aspirazioni musicali il sabato sera suonando in qualche piano bar.

Caro Giancarlo volevo dirti grazie per le partenze caotiche in giro per l’Italia. Lo so i viaggi non ti sono mai piaciuti, forse perché ti sembrava tempo perso e spazio rubato al tanto amato pianoforte. Eppure appena imboccavamo l’autostrada il tuo malumore scompariva, si chiaccherava si rideva e si trovava il modo di lavorare anche in macchina con una piccola tastiera, un blocco una penna e un registratore a cassette che con affettuoso minimalismo chiamavi “trombino”.

Volevo dirti grazie anche perchè a dispetto di chi pensa che tu avessi un caratteraccio, noi in quasi 23 anni di musica e di vita non abbiamo mai litigato. Eppure ho espresso sempre le mie idee in piena libertà e non mi sono mai sentito in imbarazzo e tantomeno soffocato dal tuo genio e dalla tua personalità così ingombrante. È vero a volte abbiamo discusso ma sempre per fare per così dire del nostro meglio. Poi la decisione la prendevi tu, com’era giusto che fosse. Questa è la coscienza dei ruoli. Ci vuole sempre un capitano… “oh capitano mio capitano”. Vorrei salire su questa panca e urlarlo al mondo, ma se in questo momento tu mi potessi parlare di sicuro diresti “stai attento bischero che ti voi rompere una gamba”.

Caro Giancarlo volevo dirti grazie perché a suon di musica e parole mi hai insegnato la vita.

Volevo ringraziarti per i successi, tanti, ma anche e soprattutto per gli insuccessi, a onor del vero pochi, che però fanno male lo stesso, e al contempo fanno riflettere, aiutano a capire e ogni volta hanno rafforzato la nostra voglia di rivincita e ancor di più la nostra amicizia. E poi per fortuna, nemmeno i Geni sono perfetti. ...Ah scusa dimenticavo tu non ami essere definito tale. Hai sempre detto di essere un artigiano della musica e che il talento è importante ma il lavoro lo è ancora di più.

Mi ricordo una famosa cena dopo un Sanremo vinto. Entrammo con l’artista, ci fecero un grande applauso ci sedemmo e dopo neanche un minuto ci guardammo e quasi insieme dicemmo “domattina partiamo subito che c'è da lavorare”. Eh si caro amico mio da oggi la mia vita non sarà più la stessa e non riesco a dirti quanto mi manchi e mi mancherai, ma so che non ami tanto i pianti e le smancerie e userò una frase che avresti detto tu “tiriamo avanti” e poi si vedrà.

Ciao Giancarlo volevo dirti solo grazie. Ti abbraccio Marco.